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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), VII, 16
 
originale
 
16. Talibus aerumnis edomitum novis Fortuna saeva tradidit cruciatibus, scilicet ut, quod aiunt, domi forisque foribus factis adoriae plenae egregius mandati dominici serus auscultator aliquando permisit. At ego tandem liber asinus laetus et tripudians graduque molli gestiens equas opportunissimas iam mihi concubinas futuras deligebam. Sed haec etiam spes hilarior in capitale processit exitium. Mares enim ob amissuram veterem pasti satianter ac diu saginati, terribiles [alios] alioquin et utique quovis asino fortiores, de me metuentes sibi et adulterio degeneri praecaventes nec hospitalis Iovis servato foedere rivalem summo furentes persecuntur odio. Hic elatis in altum vastis pectoribus arduus capite et sublimis vertice primoribus in me pugillatur ungulis, ille terga pulposis torulis obsera convertens postremis velitatur calcibus, alius hinnitu maligno comminatus remulsis auribus dentiumque candentium renudatis asceis totum me commorsicat. Sic apud historiam de rege Thracio legeram, qui miseros hospites ferinis equis suis lacerandos devorandosque porrigebat; adeo ille praepotens tyrannus sic parcus hordei fuit ut edacium iumentorum famem corporum humanorum largitione sedaret.
 
traduzione
 
Dopo avermi prostrato con tante tribolazioni la sorte crudele volle mandarmene delle altre, naturalmente perch? io potessi gloriarmi, come suol dirsi, in patria e all'estero, delle mie gesta eroiche. Infatti quello scrupoloso mandriano ricordandosi, un po' tardi per?, quel che gli aveva raccomandato il padrone, mi lasci? raggiungere il branco dei cavalli. Ero finalmente un asino libero, lieto e giubilante, che caracollava con eleganza e che gi? andava adocchiando alcune puledrine che facevano al caso suo. Ma anche questa volta le pi? rosee speranze risultarono un vero disastro. I maschi, infatti, ben pasciuti e da lungo tempo appositamente allevati per la monta, bestie in ogni modo intrattabili e ben pi? forti di un asino, ingelositi della mia presenza e volendo impedire un ibrido accoppiamento, senza riguardo alcuno ai doveri dell'ospitalit? si avventarono contro il loro rivale con una furia terribile: uno, levando in alto l'ampio petto e impennando la fiera testa e il lungo collo mi colp? con gli zoccoli anteriori, come se facesse a pugni, un altro volgendomi la groppa pingue e muscolosa mi prese a calci, un terzo mi venne addosso a orecchie basse e con un nitrito minaccioso, mostrandomi una fila di denti bianchi e aguzzi come lance, mi prese a morsi. Insomma, un po' come la storia che avevo letta di quel re della Tracia il quale faceva sbranare e divorare i poveri ospiti dai suoi cavalli selvaggi: quel tiranno cos? potente era tanto taccagno in fatto di biada che calmava la fame delle sue voraci giumente dispensando loro carne umana.
 

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